
mercoledì 29 luglio 2009
lunedì 27 luglio 2009
MILANO, TRENI CON AMIANTO ABBANDONATI NEGLI SCALI.

MILANO, SCALI FS FRA DEGRADO E BALORDI''La sicurezza sui binari nasce a monte'', diceva un vecchio manutentore delle ferrovie. Nasce, infatti, negli scali, dove i treni vengono rimessati, puliti, aggiustati. Un mondo a parte, fatto da migliaia di binari, ferraglia, sassi e sole d'estate, sassi e gelo d'inverno, in un paesaggio un po' lunare di cabine abbandonate, treni fermi e treni in corsa. Entrarci, a Milano come in altre citta', purtroppo e' semplice. Basta passare dall'ingresso, dove quasi mai si viene fermati da qualcuno. Una guardiola vuota e' spesso l'unica barriera per inoltrarsi verso le officine e i binari. Treni ammassati uno dietro l'altro sui binari morti, pochi operai, vecchi locomotori, cabine elettriche con i vetri rotti, che si snodano a lato della linea ferroviaria, dove i treni viaggiano veloci. Se qualcuno volesse compiere un attentato, o manomettere qualcosa, avrebbe solo l'imbarazzo della scelta. Un problema che, a quanto pare, non riguarda solo Milano, ma anche altre stazioni e scali in tutt'Italia. In Stazione Centrale, ogni sera, basta piazzarsi a fianco del primo binario, dove le enormi arcate di acciaio poggiano sui muri di cemento della sopraelevata, per vedere la pletora di mendicanti, clochard, immigrati, senzatetto che escono dalla grande volta coperta dirigendosi fuori, verso i treni in stazionamento. Li', ai margini dei ''binari di corsa'', vive una variegata umanita', che occupa i vagoni, sporcandoli e danneggiandoli irrimediabilmente. I pulitori non possono nemmeno salire sulle carrozze: ''Ogni settimana polizia e carabinieri fanno dei blitz - spiega un operaio - ma loro scendono assonnati da un treno e sanno gia' dove ne troveranno un altro fermo. Conoscono orari e percorrenze meglio di noi. E poi la gente si chiede perche' trova sporco''. Qualche volta ci scappa la violenza, qualche volta il morto, e si fa il vuoto per un po' di giorni. Poi tutto torna come prima. ''Noi la polizia la chiamiamo spesso - dice un pulitore - ma ci dicono che non hanno tempo, personale''. ''Ad aggravare la situazione - spiega un agente di pattuglia - c'e' il fatto che da tempo e' stato eliminato il servizio di vigilanza privata, una volta anche con i cani''. E le recinzioni, in molti tratti, sono praticamente virtuali. Lo sanno bene i writer, che pur essendo ragazzini entrano ed escono dagli scali come gli pare, dando sfogo alla loro vena artistica, che insieme agli ''ospiti notturni'' costa alle Ferrovie milioni di euro.
fonte:ANSA
sabato 25 luglio 2009
Spara a terra per far fuggire i banditi «Mi hanno tolto la pistola e licenziato»

Antonio ha perso il lavoro come guardia giurata dopo essersi difeso da due aggressori MILANO 25/07/2009 - «Ero la vittima e mi hanno trattato come un bandito». Antonio, 38 anni e un passato come guardia giurata, racconta con rabbia il calvario che da due anni sta vivendo.Un calvario cominciato la notte del 5 agosto 2007, mentre era al volante della sua Fiat 600, insieme alla madre, sul cavalcavia di porta Venezia. «Avevo appena fatto benzina quando una macchina, un’auto vecchia e scassata, mi ha superato sulla destra a tutta velocità, speronando la fiancata della mia 600» ricorda. Antonio decide di inseguire quell’auto, «mi avevano distrutto la macchina - si giustifica - non potevano fuggire così. Certo, se avessi saputo come andavano a finire le cose avrei evitato».Il 38enne riesce a raggiungere la macchina pirata, si ferma, scende dalla sua 600 ma prima ancora che possa chiedere spiegazione «dall’auto scassata sono scesi due stranieri, indiani forse, che hanno cominciato a picchiarmi». La madre di Antonio vede la scena e si precipita in strada. «Tentava di difendermi, di dividerci - racconta - ma uno dei due se l’è presa anche con lei». Calci, pugni, spintoni, «avevo la vista annebbiata, gli occhiali mi erano volati via, avevo perso il controllo della situazione - racconta - sentivo i due urlare ma non capivo cosa dicevano perché non parlavano l’italiano, mia madre gridava. Ho avuto paura». Talmente paura che «ho estratto la pistola, quella che usavo nei servizi come guardia giurata, e ho urlato di andarsene».Ma i due non si sono mossi. Anzi. «Uno di loro ha aperto il baule e ha estratto un oggetto lungo circa 40 centimetri, forse un coltello o una spranga. Senza occhiali non riuscivo a capire». Solo allora Antonio ha sparato. Ha puntato la sua pistola a terra e ha esploso un colpo. Poi è risalito in macchina e si è presentato dai carabinieri, prima, e in ospedale per farsi medicare, poi. E da lì «è cominciato il mio inferno». Qualche giorno dopo «quattro poliziotti si sono presentati al lavoro, mi hanno scortato a casa e mi hanno sequestrato l’arma». Poi «mi sono ritrovato indagato e ho perso il lavoro». Da allora Antonio vive di lavoretti saltuari, perché «nessuno assume un’ex guardia giurata a cui è stata tolta la pistola» si sfoga. Senza lavoro e senza casa, «ora sono ospite da mia madre, ma vorrei un lavoro» continua. Abbandonato dalla giustizia, «da vittima mi sono ritrovato bandito, accusato di minacce e danneggiamento. Ma quella sera ho sparato perché ho avuto paura. Per me e per mia madre». Scritto da: Federica Mantovani - federica.mantovani@cronacaqui.it
sabato 18 luglio 2009
giovedì 16 luglio 2009
LAVORO USURANTE: IL SEGRETARIO GENERALE DELL' UNAL, SCRIVE AI MINISTRI, BRUNETTA E SACCONI PER CHIEDERE L'INSERIMENTO DELLE GUARDIE GIURATE
NEL DECRETO SUI LAVORI USURANTI.
al n° di fax 06.68997280
Al MINISTRO
On. Renato BRUNETTA
C.so Vittorio Emanuele, 116
00186 ROMA
Al n° di fax 06.4821207 / 06.48761441
Al MINISTRO
Del Lavoro e delle politiche sociali
On. Maurizio SACCONI
Via Veneto,56
00187 ROMA
oggetto: inserimento nel Decreto Legge sui lavori usuranti, della categoria delle Guardie Particolari Giurate.
Egregi Sigg.ri Ministri, il sottoscritto in qualità di Segretario Generale, della scrivente O.S. Vi invia questa missiva, sollecitato dalle numerose richieste di informazioni che quotidianamente ci pervengono dai lavoratori di tutte le categorie, in relazione all'ormai famoso Decreto sui lavori usuranti, che a tutt'oggi se non vado errato non è stato ancora approvato. In particolare Vi volevo segnalare il malcontento che attualmente mostrano le Guardie Particolari Giurate, esse sono circa 54 mila, in quanto la loro categoria, non sembra sia stata inserita nel suddetto Decreto, nonostante il loro lavoro per la sua tipologia di esecuzione, comporta numerosi disagi ( turni notturni e diurni, servizi alle banche con esposizione continuata per l'intero turno sia alle intemperie che alla calura estiva, con indosso il giubbotto antiproiettile e per tutto lo svolgimento del servizio essa non ha assolutamente la possibilità di sedersi e questo comporta in numerosi casi problemi sia agli arti inferiori che alla colonna vertebrale, chiusi nei furgoni blindati anche 12 ore al giorno, respirando aria artificiale, ecc. ecc.
Confidando nelle Vostre sensibilità, già dimostrata in varie occasioni, restiamo in attesa di un Vostro pregiatissimo riscontro e VI porgiamo i nostri più Cordiali saluti e i migliori auguri di buon lavoro nell'interesse del Paese.
Dalla Sede Nazionale UNAL
li,15/luglio, 2009
Al MINISTRO
On. Renato BRUNETTA
C.so Vittorio Emanuele, 116
00186 ROMA
Al n° di fax 06.4821207 / 06.48761441
Al MINISTRO
Del Lavoro e delle politiche sociali
On. Maurizio SACCONI
Via Veneto,56
00187 ROMA
oggetto: inserimento nel Decreto Legge sui lavori usuranti, della categoria delle Guardie Particolari Giurate.
Egregi Sigg.ri Ministri, il sottoscritto in qualità di Segretario Generale, della scrivente O.S. Vi invia questa missiva, sollecitato dalle numerose richieste di informazioni che quotidianamente ci pervengono dai lavoratori di tutte le categorie, in relazione all'ormai famoso Decreto sui lavori usuranti, che a tutt'oggi se non vado errato non è stato ancora approvato. In particolare Vi volevo segnalare il malcontento che attualmente mostrano le Guardie Particolari Giurate, esse sono circa 54 mila, in quanto la loro categoria, non sembra sia stata inserita nel suddetto Decreto, nonostante il loro lavoro per la sua tipologia di esecuzione, comporta numerosi disagi ( turni notturni e diurni, servizi alle banche con esposizione continuata per l'intero turno sia alle intemperie che alla calura estiva, con indosso il giubbotto antiproiettile e per tutto lo svolgimento del servizio essa non ha assolutamente la possibilità di sedersi e questo comporta in numerosi casi problemi sia agli arti inferiori che alla colonna vertebrale, chiusi nei furgoni blindati anche 12 ore al giorno, respirando aria artificiale, ecc. ecc.
Confidando nelle Vostre sensibilità, già dimostrata in varie occasioni, restiamo in attesa di un Vostro pregiatissimo riscontro e VI porgiamo i nostri più Cordiali saluti e i migliori auguri di buon lavoro nell'interesse del Paese.
Dalla Sede Nazionale UNAL
li,15/luglio, 2009
lunedì 13 luglio 2009
Studi di settore e artigiani, la protesta di Milano.
«Uno su due non si adeguerà». Ma il Veneto: la crisi si vedrà nel 2009
venerdì 10 luglio 2009
giovedì 9 luglio 2009
mercoledì 8 luglio 2009
lunedì 6 luglio 2009
domenica 5 luglio 2009
venerdì 3 luglio 2009
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA:
Università degli Studi di Milano
Sezione di Psicologia - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di Medicina
Comunicato stampa
SUICIDI E OMICIDI NELLE GUARDIE GIURATE
1 luglio 2009. Tragedia a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Una guardia giurata ha ucciso la moglie soffocandola con il cellophane e poi si è sparato al termine dell'ennesima lite.
Notizie come questa sono lette troppe volte nella cronaca.
Periodici episodi di violenza, compiuti per un presunto effetto di disturbi psichici da persone regolarmente autorizzate alla detenzione e al porto di armi da fuoco, pongono il problema di disporre adeguati controlli preventivi nella popolazione generale e in particolare nelle diverse categorie di utilizzatori professionali di armi. In particolare il ricorso a personale armato, appartenente a società private, per la tutela della sicurezza di beni e persone, è un fenomeno in crescita nelle nazioni industrializzate.
Benché esistano approfonditi studi epidemiologici su alcune popolazioni a lungo sono state carenti le ricerche sulla specifica situazione italiana e mancano del tutto dati rispetto alle “guardie particolari giurate” (GPG), personale che svolge attività di vigilanza armata e custodia su beni, con autorizzazione del prefetto.
Recentemente è stato pubblicato uno studio che affronta scientificamente l'argomento;
Carlo Alfredo Clerici, Roberto Invernizzi, Laura Veneroni, Angelo de’Micheli. Suicidi e omicidi con l’arma di ordinanza. Analisi della casistica nelle guardie particolari giurate in Italia. G Ital Med Lav Ergon 2009;31:1 (10-15), Suppl A, Psicol.
Nello studio sono stati raccolti dati sull’incidenza di suicidi e omicidi nelle guardie giurate dal 1996 al 2006 ed è stato eseguito un confronto con la popolazione italiana generale e adattata per età.
L’incidenza media annuale dei suicidi con armi da fuoco nelle guardie particolari giurate durante il periodo considerato è stata di 11.7 per 100.000 persone, confrontata con un’incidenza nella popolazione generale di 0.7 suicidi con armi da fuoco per 100.000 persone e di 5.5 suicidi con mezzi diversi da armi da fuoco per 100.000 persone. L’incidenza di omicidi totali nelle guardie giurate durante il periodo è stata di 11.4 per 100.000 persone confrontata con un’incidenza annuale di omicidi nella popolazione italiana di 5.4 per100.000 persone.
In conclusioni l’’incidenza dei suicidi e degli omicidi nella popolazione delle guardie giurate italiane è significativamente più elevata rispetto a quella della popolazione generale. I risultati della ricerca confermano la necessità di un’attenta considerazione del fenomeno dell’abuso di armi e misure preventive specifiche.
Suicidi e omicidi con armi legalmente detenute sono riportati spesso con grande clamore dai media e fanno notizia per qualche giorno.
Meno spazio è dato invece alla prevenzione e alle possibilità di controllo della diffusione di questi fenomeni e dell’abuso delle armi. Anche la normativa è sepolta dalla polvere del tempo.
Sul problema dell'abuso di armi da fuoco legali sono ancora scarsi gli studi obiettivi e le indicazioni per una prevenzione efficace ma rispettosa delle diverse istanze, anche di sicurezza della collettività.
Una risposta e un contributo viene dalla ricerca: è il frutto di una collaborazione scientifica interdisciplinare, organizzato da alcuni operatori. Il sito www.ricercawar.com è frutto delle attività di ricerca della Sezione di Psicologia -Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche e della Cattedra di Criminologia Clinica della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano con il contributo di alcuni esperti giuristi esterni.
Il sito é dedicato all'approfondimento di questo argomento, alla documentazione e alla ricerca per la prevenzione.
L’abuso di armi da fuoco ha un’incidenza variabile a seconda delle nazioni, costituendo comunque una primaria causa di morte nei paesi più industrializzati (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2000).
La valutazione e la certificazione dell’idoneità a detenere e portare armi è una procedura medica complessa sia per la scarsità di studi empirici su cui fondare i criteri di valutazione, sia per una presunta scarsa formazione specifica dei clinici coinvolti.
Il problema in Italia è rilevante dato che molte persone (4 milioni e 800 mila secondo le stime più recenti) detengono armi o le utilizzano per scopi ricreativi o sportivi (per un totale stimato di 10 – 12 milioni di armi da fuoco).
La verifica dei requisiti è svolta attraverso il rilascio di un certificato anamnestico dal medico di medicina generale e di un successivo certificato di idoneità psicofisica rilasciato da un ufficiale sanitario della A.S.L., un ufficiale medico militare o da un medico della Polizia di Stato. Non esiste ad oggi una formazione specifica dei clinici nei corsi universitari e specialistici. Medici di medicina generale, psichiatri e psicologi psicoterapeuti si trovano a dover gestire situazioni cliniche di pazienti potenzialmente a rischio di azioni suicidarie o omicidarie senza poter accedere a informazioni sull’eventuale detenzione di armi dai loro assistiti.
Il tema delle armi suscita sempre atteggiamenti contrastanti e questo non ha probabilmente giovato alla conoscenza scientifica del fenomeno e delle possibilità di prevenzione.
La scelta politica di limitare o meno la detenzione legale di armi è gravata da incertezze sull’efficacia; se è vero che mentre alcune ricerche evidenziano una diminuzione di omicidi e suicidi dopo l’introduzione di leggi restrittive sulle armi, lo stesso effetto non è stato riscontrato in altri contesti.
Oltre a ciò la crescente richiesta di sicurezza, che motiva alcuni cittadini a disporre di armi da fuoco, e il gran numero di persone che pratica legittimamente attività sportive e ricreative che prevedono l’uso di armi, quali la caccia e il tiro sportivo, rendono poco probabili nel nostro paese modifiche della legislazione in senso restrittivo.
Assicurare efficaci metodi di prevenzione che non comportino inutili aggravi al Sistema Sanitario Nazionale ed ai cittadini è quindi una priorità.
Per comunicazioni: Dott. Carlo Alfredo Clerici, ricercatore, Sezione di Psicologia -Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano, Via Tommaso Pini 1, 20135 Milano, Tel. 02.50315981, mail carlo.clerici@unimi.it
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